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L'opera L'infinito" di Giorgio Binda è un dipinto di arte contemporanea, realizzato in acrilico su tela, di dimensioni 126 x 83 cm. Quest'opera non è solo un'espressione artistica, ma un profondo spunto di riflessione sul rapporto tra l'uomo e l'universo, in linea con il tema "riflessioni tra l'uomo e l'ambiente" del VII Festival delle Arti alla Villa di Massenzio di Roma, dove è stata originariamente presentata. Il titolo stesso dell'opera, L'infinito, suggerisce l'interpretazione di Binda dell'ambiente umano come qualcosa di non limitato alla sola terra. Oltre alla partecipazione al Festival delle Arti, l'opera L'infinito" è stata anche esposta in occasione della mostra personale di Giorgio Binda, "Espansioni Cromatiche", presso la galleria Mo.C.A. di Roma. Questo contesto espositivo ha ulteriormente rafforzato la risonanza dell'opera, inserendola in un percorso artistico più ampio. Nel quadro, Binda rappresenta un ambiente in un universo possibile, caratterizzato da un'indefinitezza di spazio e tempo, dove le dimensioni non sono percepibili. Al centro dell'opera spiccano due figure astratte dialoganti, affiancate da varie altre forme, anch'esse suggestive di un universo inesplorato. Per la creazione di queste figure e forme, Binda attinge al suo repertorio di forme astratte, un elemento distintivo del suo stile. Un aspetto particolarmente innovativo e significativo dell'opera è il dialogo tra le due figure centrali: esse recitano L'infinito di Leopardi tramite "fumetti". La rappresentazione di questa poesia è unica: Binda utilizza una metrica estetizzata, dove la lunghezza delle parole è resa visivamente attraverso stringhe texturizzate. Queste texture non sono casuali, ma sono rappresentazioni estetiche già utilizzate dall'artista in altre opere, come le "jungle scenes", dimostrando una coerenza stilistica e concettuale. L'infinito di Binda ripropone e attualizza le riflessioni già presenti nella celebre lirica leopardiana. Se Leopardi esplorava i sentimenti di quiete e sicurezza interrotti dall'inquietudine e dallo smarrimento di fronte all'immensità di uno spazio senza limiti, Binda proietta queste considerazioni in una dimensione più ampia e contemporanea. L'opera è concepita per indurre riflessioni sull'ambiente non più limitato alla sola Terra, ma esteso all'intero universo. Grazie alle scoperte scientifiche, oggi abbiamo una maggiore conoscenza dello spazio oltre il nostro pianeta, che è sempre più visto come un potenziale luogo di colonizzazione per l'umanità. Questa visione emerge in un momento in cui la Terra è sempre più affollata e inquinata, offrendo scenari futuri meno ottimistici. Il degrado ambientale, spesso irreversibile e in accelerazione, è un fenomeno che può essere rallentato, ma nella sua totalità appartiene alle leggi dell'evoluzione dell'universo di cui la nostra Terra è parte. L'opera di Binda invita quindi a riflettere su queste dinamiche, spingendo lo spettatore a confrontarsi con l'idea di un "infinito" che non è solo poetico, ma anche scientifico e esistenziale.
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